Essere parte di qualcosa di grande, senza perdere la dimensione umana
Leggi l'intervista a Pio Riccardo Dufour, Data Science Advisor di Engineering.
Guardando al percorso professionale che ti ha portato fin qui, quale elemento chiave senti di aver portato con te e che oggi guida il tuo lavoro?
Se guardo al mio percorso, la cosa che mi ha sempre definito è la curiosità: quella voglia costante di ampliare le mie competenze, sia tecniche che personali.
In ENG ho avuto la possibilità di lavorare con tecnologie molto diverse, passando dalla Business Intelligence al Data Management fino allo sviluppo di soluzioni di AI più complesse.
Inoltre, la mia curiosità mi ha portato anche fuori dall’Italia: dopo ingegneria elettronica al Politecnico di Milano ho studiato Data Science applicata al Marketing e al Management in Scozia e in Francia, imparando nuove lingue e assorbendo un po’ nuove culture.
E sì, non era nei miei piani tornare subito in Italia: avevo ricevuto un’offerta in Francia, ma ENG è riuscita a convincermi!
Cosa ti ha fatto sentire da subito in sintonia con ENG?
Ricordo perfettamente come prima di arrivare in Eng non vedevo l’ora di dare il massimo e avevo una voglia enorme di dimostrare ciò che potevo fare; ero però orientato a rimanere in Francia, ma mi sono detto che valeva la pena chiudere il cerchio e sostenere gli ultimi colloqui.
Il primo incontro con ENG mi ha sorpreso più di quanto immaginassi: parlavano di progetti enormi, di soluzioni che avevano creato e di come avrei potuto contribuire, e lo facevano con un entusiasmo che mi ha acceso qualcosa dentro. Poi è successa una cosa quasi insolita per questi processi: una sintonia immediata con il team di recruiting.
Dopo il primo colloquio ho inviato una mail di apprezzamento dicendo che mi sentivo leggermente diverso dal profilo cercato; di solito questa frase chiude tutte le porte, invece mi risposero proponendomi un percorso alternativo in un’altra divisione. Quando ho spiegato che avevo un’altra offerta, si sono mossi con una rapidità incredibile.
Nel giro di una settimana siamo passati dal primo colloquio all’offerta!
Qual è stato il dettaglio decisivo che ti ha fatto dire “ok, è il posto giusto”?
Senza dubbio il momento decisivo è stato il colloquio con il manager, che mi ha raccontato progetti talmente avanzati da sorprendermi anche con un background tecnico come il mio.
In un contesto come quello di ENG, che conta più di 80 sedi nel mondo e oltre 14 mila dipendenti, ci si aspetta grandi cose, ma sentirle descritte così da vicino fa davvero un altro effetto.
Un esempio concreto è EngGPT, il nostro modello proprietario di GenAI, specializzato in base alle diverse industry e utilizzato come vero elemento di differenziazione rispetto al mercato.
E c’è altro? Assolutamente sì! Negli anni ho lavorato a strumenti predittivi e di monitoraggio in telemedicina, a soluzioni per la gestione delle normative della PA centrale, a EngGPT Code per l’analisi e la generazione di documenti e, più recentemente, alla piattaforma no-code Agent Studio, pensata per creare reti di agenti AI capaci di gestire processi complessi con prompt semplici.
Tutto questo già basterebbe, ma il passo successivo è ancora più ambizioso: stiamo lavorando alla nuova versione di EngGPT, addestrata completamente from scratch, grazie alla collaborazione con importanti centri di calcolo!
Se pensi al tuo primo impatto con ENG, quale immagine ti viene in mente?
La prima immagine che ho avuto di ENG è stata quella di una gigantesca macchina capace di realizzare qualunque progetto. Questa impressione imponente, però, si è bilanciata subito con il modo di vivere l’azienda: uno stile di lavoro flessibile, smart working, uffici accoglienti e un rapporto molto naturale con i colleghi.
Avendo pochi anni di esperienza lavorativa, mi sono chiesto se questa combinazione inaspettata fosse scontata in una grande azienda. La verità è che non lo è affatto, e parlando con amici e familiari mi sono reso conto di quanto ENG si distingua davvero su temi come attenzione al dipendente, diversità, equità e inclusione.
Qui ho quella sensazione di essere parte di qualcosa di grande senza perdere la dimensione umana, ed è ciò che continuo a percepire ogni giorno.
Recommended for you
Explore additional content associated with the topic