5 domande a...
Massimo Del Vecchio
Intervista all'Executive Director Eng Modernize di Engineering.
Massimo Del Vecchio è dal 2023 Executive Director della Technology Business Line Eng Modernize del Gruppo Engineering, dove guida oltre 1500 software developer nella trasformazione di applicazioni legacy in soluzioni moderne, cloud-native e sicure, per grandi clienti enterprise.
Vanta oltre 25 anni di esperienza nella gestione di trasformazioni tecnologiche complesse, maturata sia nel mondo consulting & system integration che in ruoli executive e C-level in contesti internazionali. Prima di approdare in Engineering, infatti, è stato Direttore del dipartimento Digital and Energy Solution in Poste Italiane, CIO di Ooredoo Algerie, Program Director in Ericsson, e Senior Manager in Accenture, dove ha operato per oltre 10 anni su programmi IT strategici a livello globale (Europa/USA).
Autore di interventi e riflessioni sull’innovazione digitale e sull’adozione della GenAI in ambito applicativo, promuove l’evoluzione dell’industria del software verso modelli di delivery potenziati da AI generativa e strumenti come GitHub Copilot.
La modernizzazione dei sistemi software è oggi un driver strategico per abilitare agilità, time-to-market e scalabilità; permette di allineare il patrimonio applicativo alle priorità di business (es. customer experience, integrazione multicanale, analisi dati).
Non è solo una questione tecnologica: è anche una scelta etica. Modernizzare significa, infatti, rispondere in modo responsabile alle esigenze sempre più complesse e articolate della digitalizzazione nei settori pubblico e privato, garantendo inclusività, accessibilità, sostenibilità e capacità di adattamento continuo. Inoltre, la modernizzazione può contribuire in modo concreto agli obiettivi di sostenibilità: può ridurre l’impatto ambientale dei sistemi informativi attraverso l’ottimizzazione delle risorse computazionali, il minor consumo di energia e la dismissione graduale di infrastrutture obsolete.
Rendere le applicazioni più leggere, modulari ed efficienti consente anche di abbassare il TCO (Total Cost of Ownership) e di prolungarne il ciclo di vita, con benefici in termini di efficienza economica e sostenibilità ambientale.
La coesistenza è oggi la norma, non l’eccezione. Le sfide riguardano integrazione, sicurezza, coerenza dei dati e la gestione delle competenze. Ci sono però anche significative opportunità: si possono sperimentare nuove architetture (es. API Gateway, event-driven), estendere funzionalità legacy con front-end moderni o AI, e ridurre i rischi di cambiamento radicale. Affrontare efficacemente questo scenario richiede un approccio consapevole e sistemico, che tenga conto non solo dei vincoli tecnologici, ma anche di quelli organizzativi e culturali propri di ogni impresa.
È fondamentale costruire una roadmap evolutiva che dialoghi con la struttura interna, coinvolga attivamente i team IT e di business, e favorisca la transizione verso nuovi modelli operativi in modo progressivo e sostenibile. Le organizzazioni vincenti adottano approcci evolutivi, con strategie tipo strangler pattern e/o offloading, e una gestione attenta del ciclo di vita delle applicazioni.
Tecnologie come container, microservizi, API management, DevOps toolchain e cloud-native platform (Kubernetes, serverless) rappresentano oggi i pilastri fondamentali dell’evoluzione applicativa. Tuttavia, non basta introdurre nuove tecnologie: è altrettanto essenziale adottare pattern architetturali coerenti con la visione strategica del business, capaci di garantire adattabilità, coerenza e scalabilità nel tempo. Modelli come event-driven architecture, domain-driven design, data mesh e digital integration hub sono sempre più utilizzati per affrontare scenari complessi e in continua evoluzione. La scelta architetturale non è più una mera decisione tecnica: è una leva strategica che può abilitare o frenare la trasformazione. Per questo, in molti contesti, l’IT non solo deve essere abilitante, ma assumere un ruolo di guida della trasformazione, lavorando in stretto allineamento con le funzioni di business per definire soluzioni sostenibili, sicure e orientate al valore.
L’Intelligenza Artificiale sta cambiando radicalmente il modo in cui si progettano, sviluppano e mantengono i sistemi. Nel breve termine, strumenti basati su AI (es. generative AI per il coding, test automation, code refactoring) accelerano i progetti di modernizzazione. Nel medio-lungo periodo, l’AI sarà sempre più integrata nei processi aziendali, richiedendo nuove architetture, modelli di governance dei dati e una forte attenzione all’etica e alla trasparenza. L’AI è sia un acceleratore tecnologico che un punto di discontinuità da presidiare con intelligenza e visione strategica.
In particolare, con l’ingresso della Generative AI nelle interazioni con gli utenti finali, possiamo aspettarci l’emergere di nuovi modelli architetturali nei prossimi anni – ad esempio, applicazioni che integrano AI agents, orchestrazione conversazionale o interfacce multimodali. Per questo motivo è fondamentale che le imprese costruiscano oggi capacità architetturali flessibili e pronte ad accogliere le innovazioni, per evitare future criticità e per sfruttare appieno il potenziale di queste tecnologie emergenti.
Tra le lezioni principali emerse, la prima è che non esiste una strategia unica vincente: tendenzialmente prevale l’approccio incrementale e misurabile, adattato al contesto organizzativo, tecnologico e di business. Inoltre, abbiamo sperimentato come la modernizzazione sia anche una questione culturale: resistenze al cambiamento, silos organizzativi, mancanza di ownership applicativa sono stati ostacoli comuni incontrati e superati nei nostri progetti.
Altrettanto importanti, la governance del dato e della sicurezza che devono accompagnare ogni fase della trasformazione digitale, e la disponibilità di skill sul mercato (e in azienda), spesso un aspetto più critico di quella della tecnologia stessa.
Infine, è fondamentale misurare il valore della modernizzazione con KPI chiari, per generare consenso e continuità nel tempo.
Stanno emergendo modelli “dual-mode” (bimodali), in cui coesistono team focalizzati sulla stabilità e altri sull’innovazione continua. La governance efficace è quella che abilita, più che controllare: strutture come il Cloud Center of Excellence, architetti enterprise con mandato evolutivo e un Product Ownership distribuito per domini funzionano bene. Inoltre, FinOps (ottimizzazione finanziaria del cloud) e Platform Engineering stanno diventando leve strategiche per garantire sostenibilità, trasparenza e controllo dei costi nel tempo.
Tuttavia, una governance solida – per quanto fondamentale – non basta da sola: per rendere sostenibile nel tempo la modernizzazione dei sistemi software è indispensabile adottare anche un modello di gestione del ciclo di vita ispirato a principi lean, che punti alla riduzione degli sprechi, alla continuità del valore e alla responsabilità diffusa sulla qualità.
Serve quindi costruire una cultura della misura e del “quality first”, applicando paradigmi come:
Resta cruciale, come già detto, la raccolta strutturata dei giusti KPI e, infine, l’adozione di toolchain DevOps moderne, integrate con pratiche e strumenti che migliorano la Developer Experience (DevEx) e consentono ai team di lavorare con maggiore efficienza, qualità e motivazione.
La modernizzazione dei sistemi software è oggi un driver strategico per abilitare agilità, time-to-market e scalabilità; permette di allineare il patrimonio applicativo alle priorità di business.
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